"Cavascura è uno dei luoghi più spiazzanti dell'isola d'Ischia. Più ci si allontana dal mare, l'ultimo pezzo della spiaggia dei Maronti, chiuso all'altra estremità dalle Petrelle, più sembra di essere in Cappadocia. Guglie, pinnacoli disegnati dal vento, pareti a picco piene di nidi degli uccelli. Ugualmente a picco, con pendenze da vertigine (o da paura) la stradina sterrata che porta su, a Serrara Fontana. Non è qui che troverete molti turisti, più attratti da altre e varie mondanità. Cavascura è un luogo diviso tra la solarità delle ginestre e il buio delle grotte. Non ci sono chiese rupestri come in Cappadocia, ma abitazioni rupestri sì, e testimoniano che in anni non così lontani gli uomini si nascondevano nelle tane, come le bestie".
(Gianni Mura, prefazione de "Il Principe di Cavascura" - Una favola ischitana, di Giovanni Angelo Conte, Alpha Libri).
L’aspetto interessante del Principe di Cavascura, romanzo d’esordio dell’ischitano Giovanni Angelo Conte sta proprio nel rovesciamento del concetto di necessità: quella che Gianni Mura correttamente annota come un’esigenza storica - scavare grotte, anfratti in cui nascondersi per difendersi dagli attacchi che venivano dal mare - nel libro viene rivendicata come libera e consapevole scelta di vita.
Rocco Madonna, infatti, non si nasconde: continua a vivere in una grotta sopra la spiaggia dei Maronti dove è sempre vissuto insieme alla mamma Filomena e al papà Giorgio. Probabilmente non è corretto neanche parlare di "scelta", poichè il termine rimanda inevitabilmente ad una rinuncia a qualcos’altro, mentre nel romanzo questo risvolto psicologico è solo abbozzato.
Certo che "Rucchino" avrebbe potuto far altro: presentabile, buoni studi (Liceo classico), Conte lascia intendere che il suo protagonista non avrebbe avuto difficoltà a riciclarsi nella vorticosa industria del turismo ischitano. Semplicemente non gli va, e continuare a lavorare il "chiano" di terra paterno, gli riesce naturale, non costa nessuna sofferenza psichica, solo il sano sfinimento fisico dopo una giornata nei campi.