Grotte, anfratti, boschi, ponti, ruscelli d’acqua, case diroccate, da sempre alimentano storie sinistre, spettrali, sull’isola d’Ischia. Qualche anno fa è uscito un bel libro dell’antropologo Ugo Vuoso (Di fuoco, di mare e di acque bollenti,
Leggende tradizionali dell’Isola d’Ischia, Imagaenaria, 2002), che raccoglie, in maniera agile e divulgativa, moltissime leggende popolari di tradizione orale che, oltre al dato aneddotico, sono anche importanti materiali etnografici, rivelatori dell’orizzonte di senso, dei sistemi di credenze, che agita(va)no il subconscio degli ischitani.
Come i racconti sugli spiriti domestici che tormentavano le case degli ischitani, manifestandosi talvolta nella forma, diffusa in tutto il Sud-Italia, del "
munaciello", altre volte con sembianze di uomini giganteschi, in qualche caso come (mal)ombre od orchi. Naturalmente le diverse rappresentazioni sono associate a momenti diversi dell’esistenza, così come è diverso il presagio cui queste diverse figure sono riferite.
Il munaciello è senz’altro lo spirito domestico più ricorrente nei racconti popolari dell’isola d’Ischia. Le sue gesta sono ambivalenti: talvolta creano scompiglio, rovinano la quiete familiare; in altre circostanze agiscono invece come numi tutelari in grado di assicurare fortune e benessere ai protetti.
Tra i tanti racconti presenti nella raccolta del prof. Vuoso, uno in particolar modo, "Il munaciello che balla" (trascritto dal racconto dialettale di un’anziana informatrice foriana, pagg.179 -182, 1976) ne spiega perfettamente l’ambiguità. Si tratta in realtà di due brevi aneddoti: nel primo, il folletto raffigurato con un saio e una borsalina bianca come copricapo, è impegnato ogni sera a ballare sullo stomaco di due giovani ragazzi, tanto da richiedere - secondo la testimonianza - l’intervento purificatore del prete che riesce a scacciare il maligno benedicendo la casa.
Favoloso!
Nel secondo, invece, lo spirito assicura viveri e danari ad una donna il cui marito non riesce a trovare impiego, a patto però che l’uomo non scopra l’arcano, pena l’immediata caduta in miseria. Vuoso annota che dal punto di vista psicologico lo spirito è caricato, nel primo caso, di una valenza simbolica demoniaca, responsabile degli incubi dei giovani pargoli, che così si ritiene "
siano agiti" da anime sprovviste del sacramento battesimale. Nel secondo episodio, invece, lo spirito viene trasfigurato, con un’evidente valenza erotica, in colui che è in grado di assicurare benessere e prosperità della casa in cui abita, a patto di non essere scoperto dal capo-famiglia (sic!) che così porrebbe fine all’incantesimo.
Accanto a queste storie, che certo oggi fanno sorridere, ma rivelano anche la miseria culturale che ha caratterizzato il vissuto di tanti ischitani (al pari di tanta gente del Sud) almeno fino agli anni ‘50 del ‘900, ve ne sono altre, esoteriche anch’esse, ma riconducibili in letteratura al genere
fantasy.
Di recente pubblicazione il bel libro "Epomeo, figlio di Agharti" (Graus Editore, 2011) dell’ischitano d’adozione Salvatore Marino Iacono, in cui l’autore azzarda una continuità tra il mito del demone Tifeo, che secondo alcune versioni giacerebbe sotto l’isola d’Ischia, e la teoria della Terra Cava, secondo la quale il centro della terra è vuoto ed accessibile da diversi punti di ingresso sparsi per il pianeta, tra cui, manco a farlo a posta, ci sarebbe il Monte Epomeo.
Anche nel libro di Marino Iacono non mancano i "munacielli", la cui presenza però è ricondotta, come sopra per il mito, ai ripetuti avvistamenti di strani oggetti volanti, soprattutto nel versante occidentale dell’isola d’Ischia: tanto a ridosso della costa, in corrispondenza del faro di Punta Imperatore, quanto nel famoso bosco di castagni della Falanga, alle pendici dell’Epomeo, alle spalle della suggestiva chiesa rupestre di
Santa Maria al Monte.
Quel che è certo, sia che si tratti di bassa magia, retaggio di condizioni di deprivazione economica e culturale che hanno accomunato Ischia a tante altre realtà del Mezzogiorno d’Italia, sia che si tratti invece di ardite teorie che hanno però una loro dignità letteraria, dai miti greci ai romanzi fantascientifici di Jules Verne, Ischia ha un suo fascino segreto, misterioso, che sicuramente merita di essere raccontato.
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