Gianni Mura non ha bisogno di molte presentazioni: giornalista sportivo de "la Repubblica", con una decennale esperienza alla Gazzetta dello Sport e al mitico Guerin Sportivo; appassionato di ciclismo, calcio e cibo; ma soprattutto, per molti, moltissimi, l’erede di Gianni Brera, il mostro sacro del giornalismo sportivo italiano.
Mura è anche un affermato romanziere, un giallista, e il suo secondo romanzo, edito dalla Feltrinelli, si chiama "Ischia", in omaggio all’isola dove lo scrittore da più di vent’anni trascorre le sue vacanze e dove, nella finzione letteraria, cresce e si consolida il legame amoroso tra il commissario Jules Magrite (protagonista anche del precedente "Giallo su giallo") e il giudice Michelle Lapierre.
Ischia appare subito bellissima, sin dalla citazione della celebre frase di Alphonse Lamartine che apre il libro: "Il sole radioso di questo tratto di cielo trasfigura ogni cosa, anche la morte". Le sue meraviglie vengono rese con la giusta enfasi celebrativa, come il porto d’Ischia che accoglie allo sbarco i due protagonisti "come in un abbraccio" oppure, quando il commissario Magrite trasecola dinanzi alla vista dei Maronti pensando che: "quando di una bellezza si dice che mozza il fiato è una cosa così".
Favoloso!
Oltre che sui particolari, anche inconsueti, Gianni Mura indugia volentieri sulla storia del
'900 dell’isola d’Ischia: dall’esilio foriano di Donna Rachele, vedova di Mussolini, alla morte sull’isola dell’anarchico Gino Lucetti, responsabile del fallito attentato al dittatore nel 1926, passando per i soggiorni di due giganti della letteratura quali Auden e Capote, fino alla recente presenza sul Castello Aragonese del compositore Vinicio Capossela.
Anche l’attualità politica, e non potrebbe essere diversamente, fa da sfondo a questo noir ambientato a Ischia, di cui non vengono taciuti i problemi e le contraddizioni, in primis l’eccessiva antropizzazione e poi la mancanza di coesione tra le sei diverse amministrazioni dell’isola, con un riferimento puntuale al fallimento del referendum propositivo per il comune unico dell’isola d’Ischia, tenutosi a giugno 2011.
Insomma un affresco bello e veritiero, con una trama agile e piena di colpi di scena dove, oltre ai protagonisti, si staglia prepotente la figura di Giuseppe Iovine alias
Peppe ‘o francese, o
Pépé le Couteau, l’accompagnatore
sui generis del commissario Magrite e del giudice Lapierre, e soprattutto il personaggio cui lo scrittore affida il compito di svelare il lato oscuro, nascosto dell’isola.
Il finale è catartico, con Peppe ‘o francese prim’attore e testimone tragico del monito sulla direzione di marcia che Ischia deve intraprendere per continuare a essere ammirata e ricordata per le sue bellezze. Anche quelle gastronomiche, che Mura, da sempre cultore della buona tavola, celebra nel romanzo da par suo, con riferimenti a diversi noti ristoranti dell’isola che di sicuro ne avranno un notevole e assai gradito ritorno d’immagine.