Le cause del ritardo con cui Ischia si è affrancata da un’economia prevalentemente agricola e di piccolo commercio sono note: il terremoto di Casamicciola, le due guerre mondiali, l’emigrazione di massa verso le Americhe e l’Australia hanno determinato il protrarsi di una condizione di sottosviluppo cambiata "soltanto" nei primi anni ‘50 del secolo scorso.
Una storia assai diversa da quella di Capri, di cui però molti osservatori hanno evidenziato anche gli aspetti positivi. Le testimonianze in tal senso abbondano: dal resoconto delle sorelle Fitzgerald su l’isola d’Ischia agli inizi del ‘900, ai racconti di Norman Douglas e dei coniugi Harte, fino alla scelta compiuta da molti pittori, poeti e scrittori di vivere lunghi periodi dell’anno sull’isola più grande e bella del golfo di Napoli.
Insomma, il fascino dell’esotico, convalidato dalle straordinarie bellezze paesaggistico-ambientali del territorio e dallo stile di vita frugale dei suoi abitanti; "quel mondo di poveri, solitudine e incanto" di cui parla Carlo Levi raccontando della passione travolgente per Ischia dell’amico Eduard Bargheer. In particolare per Sant’Angelo e Forio dove l'artista tedesco visse molti anni.