A maggio 2012 lo scrittore e autore televisivo Roberto Saviano, autore di Gomorra, best seller sul dominio incontrastato della camorra a Napoli e nella provincia di Caserta, ha citato per danni il Corriere del Mezzogiorno per aver dato vita, testuale: «ad una vera e propria campagna diffamatoria con conseguente pregiudizio per la reputazione dell'istante». La richiesta di risarcimento ammonta a 4 milioni e 700 mila euro e fa seguito alla pubblicazione di una lettera di Marta Herling, nipote del filosofo Benedetto Croce, pubblicata sul quotidiano a marzo 2011, nella quale la donna, accusa Saviano di mistificazione della storia e della memoria del nonno.
La querelle ruota attorno ad un monologo di Saviano andato in onda nella quarta e ultima puntata (novembre 2010) del programma Vieni via con me condotto da Fabio Fazio, in cui lo scrittore per introdurre la tragedia del terremoto dell’Aquila, cita un episodio - presunto o meno saranno i giudici a stabilirlo - avente per protagonista il diciassettenne Benedetto Croce. Sepolto sotto le macerie della pensione Villa Verde di Casamicciola Terme, crollata dopo il terribile terremoto del 29 luglio del 1883, il giovane uomo, diventato poi filosofo di fama internazionale, sarebbe stato esortato dal padre morente ad offrire centomila lire a chiunque l’avesse tirato fuori da lì.
"Offri centomila lire a chi ti salva", questa l’invocazione del padre Pasquale al figlio Benedetto: circostanza riportata una prima volta sul Corriere del Mattino del 31 luglio 1883, tre giorni dopo il tragico evento; poi in Cronaca del tremuoto di Casamicciola di Carlo Del Balzo (Tipografia Carluccio, De Blasio & C.,1883) ed infine molti anni dopo in un un’intervista al filosofo apparsa su Oggi, il 13 aprile 1950, a firma del direttore Ugo Pirro.
Favoloso!
Dal canto suo, Marta Herling cita l’autobiografia del nonno,
Memorie della mia vita (10 aprile 1902), nella quale Benedetto Croce scrive a proposito del
terremoto di Casamicciola:
"
Nel luglio 1883 mi trovavo da pochi giorni, con mio padre, mia madre e mia sorella Maria, a Casamicciola, in una pensione chiamata Villa Verde nell’alto della città, quando la sera del 29 accadde il terribile tremoto. Ricordo che si era finito di pranzare, e stavamo raccolti tutti in una stanza che dava sulla terrazza: mio padre scriveva una lettera, io leggevo di fronte a lui, mia madre e mia sorella discorrevano in un angolo l’una accanto all’altra, quando un rombo si udì cupo e prolungato, e nell’attimo stesso l’edifizio si sgretolò su di noi. Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza. [...]
Chiamai al soccorso per me e per mio padre, di cui ascoltavo la voce poco lontano; malgrado ogni sforzo, non riuscii da me solo a districarmi. Verso la mattina, fui cavato fuori da due soldati e steso su una barella all’aperto. [...]
Mio padre, mia madre e mia sorella, furono rinvenuti solo nei giorni seguenti, morti sotto le macerie: mia sorella e mia madre abbracciate. Io m’ero rotto il braccio destro nel gomito, e fratturato in più punti il femore destro; ma risentivo poco o nessuna sofferenza, anzi come una certa consolazione di avere, in quel disastro, anche io ricevuto qualche danno: provavo come un rimorso di essermi salvato solo tra i miei, e l’idea di restare storpio o altrimenti offeso mi riusciva indifferente".
Nella ricostruzione diretta del protagonista di quella sciagura, nella quale persero la vita quasi 2.400 persone, Croce non fa mai menzione dell’invocazione paterna, il che, secondo Marta Herling, implica necessariamente una diversa gerarchia delle fonti documentali, tanto più al cospetto di fatti realmente accaduti. In più, la donna accusa Saviano di aver utilizzato il presunto episodio per costruire arbitrariamente un parallelismo tra corruzione antica e quella attuale, suggerendo una continuità storica dei mali del Sud, di cui oggi come allora, sarebbe partecipe e responsabile anche la borghesia meridionale.
Al di là di quello che decideranno i giudici nel merito, resta il fatto, questo mai contestato, che la stampa dell’epoca ribattezzò immediatamente il sisma di Casamicciola come il "
terremoto dei ricchi", essendo già all’epoca l’isola, ma soprattutto Casamicciola Terme, meta estiva di facoltosi signori della terraferma. Rispetto alla storia locale tale constatazione suggerirebbe di rivedere la tesi ormai consolidata secondo cui lo sviluppo turistico dell’isola sarebbe cominciato solo negli anni ‘50 del ‘900, subito dopo la seconda guerra mondiale e non prima come i fatti di Casamicciola invece dimostrano.